mercoledì 8 agosto 2012

ALEX SCHWAZER, O DELL'IPOCRISIA E CRUDELTA' DELLA RAZZA UMANA

Alex Schwazer è assurto al ruolo di eroe tragico. La sua scelta autolesionista, che non vedeva l’ora di confessare, lo rende un uomo normale  ma anche un carattere perfetto per Georges Simenon o Albert Camus, magistrali nel narrare la genesi delle scelleratezze che maturano lente, implacabili nell’animo umano.  Chiunque abbia praticato uno sport agonistico comprende bene quali possano essere le ragioni che hanno condotto Alex a gettarsi a capofitto nell’abisso: dolore(anche fisico), esaurimento nervoso, nausea, angoscia da prestazione alimentata dalle enormi aspettative di sponsor, federazioni, burocrati che costruiscono rendite di potere sulle vittorie sportive. Queste sono le cose che gli atleti vi direbbero in privato. Altre – non capisco come abbia potuto eccetera eccetera… - sono le cose che dichiarano in pubblico(non sono mica scemi), ai cosiddetti giornalisti sportivi alla ricerca dello sportivo specchiato che infama l’imbroglione, il traditore. Per questa gentaglia, scribacchina o meno, un pietro maso o un fabrizio corona sono infinitamente meno disprezzabili: per certuni addirittura meritevoli di gossip, culto della personalità, letterine in carcere.  Non so se la meritiamo, ma questa è la feccia che forma la pubblica opinione - per inciso, umanoidi che non hanno mai praticato uno sport in vita loro. 

L’atleta di razza ha dentro un demone ancestrale. Questo demone non lo rende per forza un superuomo, un uomo forte. L’agonismo può mangiarti il fegato e farti diventare suo schiavo, può renderti profondamente fragile. Chiunque sia stato realmente divorato da una passione sa di cosa parlo: resistere alla tentazione di prendere delle scorciatoie o di aiutarsi con qualcosa, insomma, di giocare sporco come fanno tanti tuoi rivali, può essere molto difficile.  In fondo la vita è questa: giochi la tua partita e incappi quasi sempre in qualcuno che non ha il tuo talento, ma che ti passa davanti.
Non ha ammazzato nessuno, tranne sé stesso: a parte la gratuita crudeltà degli scribacchini e l’ipocrita indignazione della Federazione, ridicolo e francamente sgradevole mi è parso anche l’accesso di bile del suo allenatore.  Ma allora qual è l’imperdonabile delitto del quale si è macchiato Alex Schwazer?
Semplice. Si è fatto beccare. Se non si fosse fatto beccare e avesse vinto, sarebbe un eroe.  Il disprezzo per lui è disprezzo per la sua perdente dabbenaggine, che diventa scherno per il suo rimorso. Spero che i suoi cari gli stiano accanto. 

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